venerdì 30 dicembre 2016

Dietro il fumo c’è la fiamma...

… come dice un vecchio detto.

E infatti, al di là di tutte le chiacchiere e le teorie strampalate stile cospirazione di un Lugli che messo di fronte alla verità non sa più su quali vetri arrampicarsi, la questione dei suoi debiti e del suo fallimento è rimasta irrisolta.

Chiaramente chi non vuole ammettere le proprie negligenze o si trova a dover fornire spiegazioni per degli scheletri nell’armadio, ha solo due opzioni: o riconoscere i propri errori e (possibilmente) scusarsi e fare ammenda, oppure spostare il problema scaricando la colpa su qualcun altro, attribuendo la responsabilità dei fatti a terzi o anche inventando qualche favola più o meno credibile.

Nel caso di Lugli e consorte, siamo decisamente nella seconda ipotesi: non solo non fanno un esame di coscienza e continuano a negare di aver combinato guai seri, serissimi a decine e decine di lavoratori, imprese e famiglie, ma addirittura si lagnano di essere perseguitati e addirittura dai servizi segreti! Questo ha veramente del grottesco.

La scarsa credibilità, quando non proprio totale assurdità, di simili asserzioni, per chi li conosce e soprattutto conosce i loro trascorsi, appare lapalissiana.

Cosa avrebbe dovuto dire quel benzinaio, di cui per rispetto non faremo il nome (ci limiteremo alle iniziali), il signor A.M. (ormai sarà molto anziano e sappiamo per certo che ha ceduto l’impianto parecchi anni or sono; chissà se è ancora in vita) che i Lugli chiamavano “la banca M.”? Cosa facevano ai tempi Claudio e Renata per racimolare liquidità e permettersi i lussi di cui non hanno mai voluto privarsi? Siccome il buon M. aveva ovviamente un costante giro di contanti, gli portavano (o gli facevano portare) degli assegni posdatati, li davano alla moglie di M. o a lui stesso e ricevevano in cambio dei contanti.

Era una prassi consolidata: per avere liquidità, Lugli faceva assegni posdatati, se li faceva cambiare con contanti (non solo da M., ma anche da altri) e poi alla scadenza il ripagava.

In seguito estesero ad altri amici tale espediente: nomi anche di spicco, un paio in particolare, fra cui un imprenditore di Collebeato (BS) ora in pensione che lo ha sempre coperto, e un ristoratore di Brescia presso il quale spesso andavano a consumare i loro pasti "da VIP".

Si potrà obiettare – più che ragionevolmente – che se onoravano quelle pendenze non si possa certo gridare allo scandalo. Vero, ma è emblematico il fatto che, con quelle persone, quegli amici (capaci di guadagnarsi da vivere e dunque in grado di far loro da “banca”) come con tutti coloro che cinicamente sfruttavano e sfruttano, per trarre un vantaggio personale non esitavano a creare situazioni di imbarazzo. In senso contabile, infatti, una pratica di quel genere è pericolosissima: basterebbe un normale controllo di routine per generare un accertamento che inevitabilmente ravviserebbe l’irregolarità di simili movimentazioni e si concluderebbe con sanzioni anche salate. Ma a loro questo non importa affatto.

Un modus operandi, quello degli artifici finanziari che avevano anche prima, a livelli ben più gravi.

Come si fa a far fallire un’azienda che, nei periodi più floridi (1987-1988), aveva fatturato fra i sette e gli otto miliardi reali di vecchie Lire? Reali, sì, perché si dice che i fatturati successivi (ben più vistosi, oltre i quindici miliardi) fossero in realtà solo “giri di carte”. Con ciò s’intende che fossero pure e semplici fatturazioni pretestuose sulla base delle quali poter emettere tratte a fini di liquidità, nella speranza di coprirle in un momento successivo grazie alle vendite realizzate.

Un simile trucco, però, sarebbe potuto funzionare per poco. In effetti, pochi anni più tardi l’azienda aveva ormai un buco stimabile fra i quattro e i cinque miliardi di Lire.

E a fare le spese del fallimento furono aziende sane, persone che incontrarono difficoltà finanziarie gravissime. Qualcuno dovette impegnare la casa, qualcun altro perse l’auto e conti in banca.

Nomi come Astor, Martinelli, Liderman, TF80/Europa88, Italmoda dovrebbero suonare familiari per chi ha sperperato soldi non propri e ne ha goduto… in barba a chi invece ha materialmente lavorato per produrre dei capi d’abbigliamento e poi s’è visto lasciare senza il becco d’un quattrino, a dover far fronte a pagamenti di forniture e personale.

Oggigiorno la prassi non è cambiata, si è solo aggiornata ai tempi odierni: in quell’ormai lontano periodo, chi faceva le spese della vita da nababbi dei “morosi coniugi” erano le aziende che lavoravano per loro, persone oneste e coscienziose che prendevano e sbrigavano le loro commesse.

Oggi sono ignari e spesso ingenui musicisti e uomini dello spettacolo, persone per loro natura inclini all’affabilità, alla sincerità nel rapporto umano, all’amicizia. Artisti: persone la cui sensibilità è più elevata rispetto alla persona comune e dunque le cui difese psicologiche, per delle vecchie volpi come Claudio e Renata, è alquanto più agevole aggirare. Ma di questo si dirà più approfonditamente in seguito.


Cesare


mercoledì 28 dicembre 2016

Non c’è il due senza il tre, e il quattro vien da sé



Come accennavamo nell’ultimo post, sono pervenute informazioni davvero interessanti a proposito della coppietta palermitana, Umberto Chifari e Marina Rubino, che sostiene Claudio e Renata Lugli a spada tratta.

Sorvoleremo sulle scappatelle reciproche perché (si sa) “fra moglie e marito…”; inoltre sono fatterelli di non particolare rilievo rispetto a condotte che provocano guai ad altre persone.

Ma che dire del padre di Marina, che lavorava alla Regione Sicilia e la fece entrare come impiegata? Nulla di nuovo sotto il sole... l'Italia delle raccomandazioni e delle "agevolazioni speciali". E per tutta risposta lei che fa? Si licenzia! (qualche anno più tardi, a dire il vero)

Ma il bello è che a inizio anni '90 Umberto e Marina avviarono un’impresa commerciale (trattavano guanti) utilizzando un prestanome, siccome erano entrambi dipendenti della Regione e quindi non avrebbero potuto svolgere attività d’impresa. Che ne è stato? Una bancarotta completa, con tanto di ripercussioni legali fra cui una causa di lavoro (che persero) da parte di una dipendente che si erano rifiutati di mettere in regola.

Evidentemente Chifari e Rubino dovettero avere guai seri dopo quel fallimentare tentativo di entrare (per interposta persona) nel mondo dell’imprenditoria, se è vero che Umberto si spinse a chiedere ed ottenere prestiti da più finanziarie contemporaneamente (quattro o cinque, addirittura!) per poi non rifonderli e ritrovarsi con il quinto dello stipendio pignorato.

Tant’è che – mormorano persone vicine a Umberto che conoscono bene i suoi trascorsi – dal suo certificato penale risulterebbe addirittura una condanna per assegni a vuoto.

Ma di tutto questo, evidentemente, alla Regione Siciliana non importa nulla.

Chiacchiere di paese? Chissà... parenti e amici di Umberto e Marina conoscono queste cose, altrimenti non ne parlerebbero anche oggigiorno, a distanza di tanto tempo…

A volte le ferite bruciano per molti anni.


Cesare

giovedì 8 dicembre 2016

MARINA, MARINA, MARINA…

Si vede che in questi giorni ho la vena “vintage” della canzone italiana d’autore (vedere sotto): riprendo infatti l’ultimo post da dove (ironicamente) l’avevo concluso, cioè l’intramontabile pezzo di Toto Cutugno.

Marina Rubino (della quale si parla a grandi linee qui) si unisce alle lagne dei “morosi coniugi” Claudio e Renata Lugli e sostiene di aver letto un post «pieno di calunnie, bugie e diffamazioni». Peccato, però, che non produca nessuna affermazione circostanziata tale da confutare quanto da me dettagliato ed evidenziato. Anche perché nel presente blog vengono riportati essenzialmente dei dati di fatto, forse nudi e crudi, ma comunque dati di fatto.

Se fossero confutabili, verrebbero confutati. Ma così evidentemente non è.

A parte queste banali ovvietà, proprio ieri sera è successo un fatto straordinariamente interessante: qui al blog è arrivata un’email (da lontanuccio, fra l’altro) dalla quale poi, oggi, si è sviluppato un intenso contatto telefonico con… qualcuno che conosce molto, molto bene Marina e adesso che ci sta raccontando un bel po’ di fatterelli davvero curiosi e per certi versi piccanti, dato che persino l’angelica pittrice si dice abbia lasciato qualche cadavere sul suo cammino.

Probabilmente non pubblicheremo granché di quanto ci riferisce questo nuovo amico, ma qualcosina forse sì. Vedremo.

Insomma, Marina… Marina… Marina…




Cesare

mercoledì 7 dicembre 2016

GALLINA CHE CANTA… HA FATTO L’UOVO!

Come si sarà capito dagli ultimi due o tre post del presente blog, sto tenendo un occhio vigile sul sito Internet che pubblicizza il centro di consulenza psicologico/filosofica di Claudio Lugli e Renata Fruscella. Sebbene ci si debba fare largo fra discorsi pressoché incomprensibili (almeno per me) e vaneggiamenti a dir poco inquietanti su presunte capacità tipo super poteri e cose di quel genere, ultimamente c’è stato qualche accenno alle tematiche alquanto più terra-terra alle quali un “grillo parlante” come il sottoscritto tenta da anni di ricondurli.

Addirittura, a quanto pare si sta instaurando una sorta di contraddittorio a distanza fra questo blog e quello di Lugli, anche se i discorsi spesso deliranti dei “morosi coniugi” Claudio e Renata tendono a divagare chiacchierando di fatti astrusi o di presunti accadimenti dei quali – francamente – nulla so e nulla desidero sapere.

E così, fra una lamentela infantile e un piagnisteo melodrammatico, consolato dai suoi accoliti, Lugli sostiene di aver «invitato più volte» chi gestisce il presente blog (peraltro definendolo cinese… non è dato sapere cosa intenda) «a farsi avanti e a contattarci di persona». Peccato che né a me né a chi mi aiuta a gestire questo blog sia mai arrivata una singola e-mail o contatto tramite il blog stesso o il relativo account, da parte dei Lugli.

Citano invece un mio caro amico, Fabio V., il cui profilo Facebook (come lui stesso ha precisato), è stato oggetto alcuni mesi fa di un inspiegabile quanto improvviso blocco che l’ha costretto a cambiare il nominativo (di cui lui non ha peraltro mai fatto mistero) modificandolo in Fabius Rimini (seppur bresciano, è innamorato della Romagna e ha vari interessi e parenti in quella zona). Fabio sta effettivamente facendo conoscere il blog a molte persone, via Internet e non solo, perché è solo uno dei tanti ad aver condiviso con me, anche se indirettamente, la devastazione provocata dai Lugli con il loro fallimento e i vari raggiri prima-durante-dopo, nel più assordante silenzio da parte delle istituzioni.

Tanto più che lo stesso Fabio ha cercato di stringere amicizia in Facebook sia con Claudio sia con Renata, ma… guarda un po’: l’hanno negata entrambi. Se avessero voluto realmente stabilire un contatto, come minimo l’avrebbero accettata! Che inviino loro, dunque, la richiesta di amicizia a Fabio, se davvero intendono parlamentare.

D’altro canto, in fin dei conti l’unico approccio che potrebbe venire accettato da persone come noi, che a premio del proprio lavoro si sono ritrovati con un bel debito e guai da affrontare, sarebbe – sul piano materiale – un congruo risarcimento danni, e – sul piano morale – come minimo delle scuse. Altro che cresta da gallo cedrone!

Loro sanno perfettamente chi siamo, anche se sono passati venticinque anni. Saprebbero anche come rintracciarci e come venire a trovarci. Fossero solo un po’ più onesti con se stessi e desiderosi di fare ammenda dei mali che hanno provocato a centinaia di persone, aziende e famiglie.

Ma già sappiamo che questa è mera utopia.

E allora… lasciatemi cantare!



Cesare


PS. [Aggiornamento dell’8 Dicembre sera] Colmo dei colmi! Uno dei loro aficionados, tale Massimiliano, si spinge fino al punto di sostenere che «lo sanno tutti dove abita»: davvero ridicolo! Sì, tutti sanno dove abita, ma lui sta ben attento a non metterlo per iscritto e a tenerlo nascosto, come evidenziato nell’ultimo post. Chissa perché?


domenica 4 dicembre 2016

L’irregolarità sempre e comunque, senza pudore


Il lupo perde il pelo ma non il vizio?

Era già stato oggetto di un precedente post di questo blog il fatto che Claudio Lugli dichiarava un indirizzo di residenza fasullo (in quanto non più attuale) in occasione di un repentino riassetto societario, avvenuto nel 2013, che aveva fatto da preludio alla misteriosa cessione della «Swing S.r.l.» (precedente società) ad un pakistano appena quarantenne residente a Brescia, e alla successiva comparsa della «Black Label S.n.c.»

Le informazioni più aggiornate della Camera di Commercio mostrano però che tale espediente messo in atto da Lugli (evidentemente) per non farsi raggiungere da chi lo conosce bene, come per esempio le centinaia di creditori rimasti insoddisfatti dai tempi del suo fallimento, è a tutt’oggi una sua prassi.

Ecco infatti una visura aggiornata della «Black Label S.n.c.», la ditta cui fa capo l’ultimo negozio rimasto di Lugli, in centro a Brescia, amministrato (sulla carta) da lui stesso e dal suo prestanome di sempre, Armando Comincini.







Qui i dettagli dei due soci e amministratori:




Come si può notare, l’indirizzo di Lugli è rimasto quello degli anni '90, valido (forse) fino al 2004, ma non oltre:



La cosa sembra ancora più strana se si tiene conto di quest’altro fattore: in Aprile di quest’anno, viene registrata a protocollo una «comunicazione ai fini INPS», molto probabilmente una variazione di qualche posizione contributiva.


















Decisamente equivoco il fatto che nemmeno a fronte di una tale comunicazione venga rettificata l’informazione falsa.

D’altro canto, quando non ci si vuole far trovare, è solo perché si ha una buona ragione per nascondersi.

Cesare


lunedì 28 novembre 2016

Indiscrezioni, un fantomatico Flavio, e... nuove frontiere


Ultimamente la attività parallela/collaterale dei “morosi coniugi” Claudio Lugli e Renata Fruscella, che finora non aveva francamente destato alcun interesse, ha cominciato a innescare una certa curiosità.

Forse perché i Lugli sembrano esservisi dedicati quasi completamente, forse perché non si capisce bene di cosa si tratti, o forse per le modalità giacobine con cui viene portata avanti (manco fosse una storia di cappa e spada)... fatto sta che fra i vecchi creditori dei Lugli comincia a circolare qualche interrogativo su cos’altro si siano inventati pur di evitare un lavoro onesto.

Sappiamo già che l’attempata moglie sta godendo la propria pensione anche grazie ai contributi di fornitori e amici mai pagati e clienti insoddisfatti.

Nel frattempo, però, almeno a giudicare da informazioni che si possono facilmente reperire in Internet ad opera dei diretti interessati, Claudio e Renata Lugli hanno avviato un’attività parallela a quella dell’annaspante negozio (gestito sempre dal loro sempiterno prestanome, Armando Comincini) e si sono messi a fornire una qualche sorta di consulenza psicologico/filosofica.

Non hanno una sede, non sembrano avere una ragione sociale o un’associazione costituita, non hanno insegne, però utilizzano i locali del negozio. Anzi, un bugigattolo al piano interrato del negozio di Via Cairoli 1 (angolo Via Pace; qui si può vedere l’esterno del palazzo), nel quale forniscono tali misteriose consulenze.

Nuove frontiere? Chissà, probabilmente sarà possibile rendere noto qualcosa in più nei prossimi articoli di questo blog.

Ma nel frattempo è pervenuta un’indiscrezione, tramite un amico che frequenta Claudio e Renata un po’ più da vicino.

Il “buontempone” (dal nome della sua ditta) di cui relazionava un articolo precedente (questo qui) non è solo un ottimo cliente dei Lugli, ma porta loro amici e parenti.

Tuttavia, a parte lui medesimo e suo fratello, Roberto Temponi non ama dichiarare apertamente la frequentazione della setta dei Lugli (se così si può chiamarla).

Infatti, uno degli ultimi avventori delle consulenze di Renata e Claudio è suo nipote, Matteo Cominotti, però non lo dicono. Lo chiamano, invece «Flavio». Chissà come mai?



Forse perché Matteo è uno sportivo (quindi in una certa misura un personaggio pubblico), dato che è attivo nel ciclismo agonistico, peraltro con ottimi risultati.

Eccolo qui, infatti, impegnato nelle sue fatiche:



E qui lo si può ammirare in occasione di una sua recente vittoria, sul gradino più alto del podio:



E allora: in bocca al lupo per le prossime gare, Matteo nonché Flavio!


Cesare

giovedì 10 novembre 2016

CLAUDIO LUGLI & RENATA FRUSCELLA – CHI VA CON LO ZOPPO…

“Chi va con lo zoppo impara a zoppicare” dice un vecchio proverbio.

Per altri versi, c’è da dire che l’entourage di Lugli sta diventando un oggetto di studio sempre più interessante e quasi stimolante in termini di curiosità. Un ambiente fra il torbido e il grottesco, a dire il vero, ma assolutamente utile per trovare riscontri della saggezza popolare… come il detto poc’anzi citato.

Fra le persone che commentano e mettono “Mi piace” più frequentemente sulla pagina Facebook di Claudio e soprattutto di Renata, c’è una signora di nome Marina Rubino la quale, stando al suo stesso sito Internet (fare clic qui per aprirlo), risiede a Palermo. Qui la sua pagina Facebook.




Spiace un po’ dover constatare che un’artista come questa sorridente signora dall’aspetto signorile e dall’aria colta, appassionata di calcio, autrice di numerosi quadri senz’altro gradevoli e dallo stile indubbiamente personale, si sia affiliata a dei soggetti tanto controversi e dagli infami trascorsi come i “morosi coniugi” Renata e Claudio Lugli.

Una mamma di quelle “di una volta”, infatti, sapendo che la propria figlia frequenta delle cattive compagnie, direbbe: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” o esprimerebbe preoccupazione temendo che un cattivo modello possa generare un’influenza negativa.

Se sia successo proprio questo o meno, in realtà, non è dato saperlo.

Tuttavia, è stata sufficiente una rapida occhiata proprio al sito della Rubino e una semplice verifica in Camera di Commercio per rilevare che l’affermazione «vendo i miei quadri sia in Italia che all’estero, anche su commissione» non si direbbe confermata da una regolarità formale o dal rispetto delle regole a cui cercano di attenersi gli onesti cittadini.

Ecco qui un’istantanea della pagina in questione:



Né la signora Rubino, infatti, né suo marito Umberto Chifari (anche lui spesso menzionato da Lugli nel suo blog come amico e facente parte della loro “setta”), detengono alcuna attività regolarmente registrata o una Partita IVA.

Infatti:





In che forma, quindi, la signora Rubino vende le sue opere pittoriche?

C’è qualche documento fiscale che attesta la regolarità delle sue vendite?

In passato, sì, aveva una ditta individuale nel settore delle «creazioni ed interpretazioni nel campo della pittura», ma questa è cessata da anni ormai. Aveva anche cercato fortuna nel campo dei prodotti tipici siciliani, ma senza successo.

C’è da augurarsi che l’influenza dei Lugli non abbia attecchito del tutto in questa artista, altrimenti ci sarà da aspettarsi, prima o poi, che si venga a sapere di altre vittime di un nuovo caso di «crediti inesigibili».


Cesare


martedì 8 novembre 2016

I Lugli e la FONDAZIONE MINORILE – Aggiornamento

Abbiamo saputo da fonte certa che il responsabile della Fondazione Minorile di Brescia (adesso ha anche un suo sito Internet, vedere a questo indirizzo) ha finalmente preso posizione in merito al favore, quanto mai discutibile, elargito dalla sua associazione ai “morosi coniugi” Claudio Lugli e Renata Fruscella.

Il sito della prestigiosa Fondazione si presenta così:



Per rispetto della privacy non sarà inclusa qui la dichiarazione ufficiale dell’ente, siccome si tratta di informazioni che, seppur sicure al 100%, non sono state inviate all’autore del presente sito.

Tuttavia, si dimostra da sé il mutamento nella situazione: ecco infatti come si presenta la cassetta postale della Fondazione senza più l’avviso per il postino di recapitare a loro la posta dei Lugli.



Non si può dire, d’altro canto, che la dirigenza della rispettabile Fondazione abbia preso le distanze in modo deciso, però per lo meno – così stando le cose – i responsabili sembrano aver cessato di favorire (o favoreggiare?) Claudio e Renata Lugli nel loro tentativo perenne di sfuggire alle istituzioni (e soprattutto ai creditori mai pagati) nei modi più disparati, fra cui dichiarando falsamente di avere ancora residenza in Piazza del Foro 7 a Brescia, quando da più di dieci anni ormai abitano altrove (i dettagli di tale escamotage erano forniti in questo resoconto).

Fra l’altro, adesso Claudio e Renata devono aver traslocato perché la porzione cielo-terra di immobile in cui abitavano è stata messa in vendita, come mostra questa foto



Ma per lo meno la Fondazione ha mostrato di privilegiare il rispetto verso le istituzioni piuttosto che una carità inopportuna nei confronti di due soggetti che hanno ampiamente dimostrato di farsi beffe delle regole.

Un microscopico passo per la giustizia, in questa valle di lacrime? Forse sì.

Cesare

lunedì 24 ottobre 2016

CREDULONI, FACILONI, CRITICONI: gli amici dei Lugli – Parte 1

A un certo punto ci siamo domandati: è proprio del tutto normale farsi abbindolare da personaggi come i Lugli?

Certo, forse il sottoscritto dovrebbe essere il primo a correre a nascondersi sotto qualche pianta, quando si parla di raggiri per molti milioni di vecchie Lire… Se non altro, a discolpa potrei addurre la motivazione che a quei tempi (’89 / ’90 o giù di lì) nulla lasciava pensare che si trattasse di “bidoni” completi, anzi al contrario con le loro macchine sfavillanti e le loro case hollywoodiane facevano gran mostra di sé.

Ma lasciando da parte quelle storie dei tempi che furono e che nessuno ormai può più cancellare, la curiosità rispetto al tipo di personaggio che può bearsi di frequentare dei falliti DOC come i Lugli, è sorta quasi spontanea.

E… caspita! Per dirla tutta, è stato sufficiente dare un’occhiata a certe amicizie dei “morosi coniugi”, per farsi un’idea della caratura dei soggetti che sono stati in grado di ammaliare.

Quasi quasi vien da dire che ai nostri tempi erano più bravi, più astuti, sceglievano imprenditori di successo o comunque lavoratori, gente che aveva messo su famiglia e che era capace di condurre delle attività impegnative.

Il primo soggetto di questa serie si chiama Roberto Temponi (qui la sua pagina personale) di Bovezzo (BS), nominativo emerso come capofila da una semplice ricerca in Internet (per lo più Google oltre alle pagine Facebook dei Lugli), più che sufficiente per capire che è legato a doppio filo con Claudio e Renata, principalmente per le attività simil-esoteriche della loro setta. Una cosa tipo auto-aiuto, si direbbe a prima vista, anche se dà adito a interpretazioni ben più negative. Ma ogni cosa a suo tempo…

Questi due post di Facebook rendono bene l’idea del rapporto che corre fra loro:





E adesso osserviamo un po’ il livello culturale degli amici fedeli dei Lugli.

Si potrebbe addirittura provare a estrapolare un’analisi o delle caratteristiche, dei tratti distintivi.

Abbozziamo: 1) creduloni, 2) faciloni, 3) criticoni.

Vediamo un po’…

Creduloni: nel post che segue, l’arguto Roberto (che di lavoro fa il pasticcere nel piano interrato di casa sua) parte in quarta dopo aver preso fischi per fiaschi abboccando a una delle innumerevoli bufale di Facebook:



E a nulla vale il commento di un suo amico che cerca di ricondurlo alla ragione: macché, lui deve sostenere la propria ragione senza ammettere di aver semplicemente preso lucciole per lanterne.

In quest’altro post, invece, prende un messaggio che è evidentemente spam e vi si scaglia addosso con una veemenza inaudita. Ha lo stesso acume di un miope che prende a randellate uno spaventapasseri temendo un’aggressione.



Faciloni: ecco un altro post di Facebook. Temponi (assieme a un’amica e agli stessi coniugi Lugli) trova l’acqua calda e si unisce al proclama secondo cui i farmaci sono un business. Veramente una scoperta sensazionale. E che spessore scientifico hanno i loro commenti!



In quest’altro invece parla del Santo Padre come di un «clericale» (caspita, che precisione teutonica!) e si abbandona a una satira puerile quanto stucchevole. Di una faciloneria pietosa.



Criticoni: ne hanno proprio per tutti; dai politici ai preti, dai medici agli immigrati. Sembra che debbano sfogare costantemente un odio viscerale talmente abbondante che rigurgita.

Questa contro il vaticano:



Qui contro l’industria e i sindacati:



Ancora contro gli alti prelati cattolici:



Queste due contro i musulmani (con la brava Renata che gli fa eco fomentando l’animosità):




Ancora contro gli omosessuali:



Qui invece contro l’Unione Europea:



Eh, già, è proprio il personaggio (primo da sinistra nella foto) colto, moderato, compassato, benevolo ed equilibrato che chiunque vorrebbe eleggere come amministratore locale…



(continua...)


Cesare


lunedì 17 ottobre 2016

PINOCCHIO… MA DOVE VAI? (Le bugie hanno le gambe corte)


Non posso dire che sia una notizia recente perché di fatto tra un po’ compie un anno… comunque, bando alle ciance!

Tempo fa un mio conoscente si è sintonizzato sulle frequenze della società inglese che nel 2000 aveva rilevato il funestato marchio del fallito Claudio Lugli (i dettagli nei post precedenti: questoquest'altro).

Solo in questi giorni, mi ha inviato copia di un’e-mail promozionale della Claudio Lugli Shirts che risale ai primi di Febbraio di quest’anno. Eccola qua:




I due signori cerchiati nella foto sono (a sinistra) Seyed Hossian Salimian detto Hoss Salimian (qui la sua pagina Facebook), per l’appunto l’investitore che ha pagato profumatamente il marchio di Lugli, mentre il ragazzo a destra è Navid Salimian (qui la sua pagina), suo figlio e curatore del marketing della commerciale.

Per chi non masticasse l’inglese, ecco un’estemporanea traduzione del testo:


Incontra Claudio presso il nostro Showroom questo fine settimana!!
Venerdì, 5 Febbraio 2016; ore 14:45Cari tutti,desideriamo informarvi che Claudio sarà presso il nostro showroom di Londra questo fine settimana e le porte saranno aperte per tutti i nostri clienti più affezionati che desiderano avere degli abiti fatti su misura direttamente da lui.Ci attendiamo un fine settimana piuttosto intenso, dunque vi consigliamo di prenotarvi onde evitare inconvenienti!Per prenotazioni, contattare […]


Qualcuno dirà: “Va be’, che c’è di strano? Il detentore originario del marchio sta seguendo il suo investimento” oppure “L’avranno prezzolato per fare un po’ di réclame e ravvivare le vendite” o ancora “È ovvio che Lugli collabori con i suoi soci inglesi!”.

Già… se non fosse che, al contrario, proprio i succitati signori Salimian, quando un paio d’anni fa sono stati contattati nella “pia illusione” che avrebbero potuto attivarsi per indurre i “morosi coniugi” a rappezzare un po’ dei disastri che si erano lasciati alle spalle, non solo hanno fatto spallucce, ma addirittura hanno negato di avere alcunché a che fare con Claudio Lugli! Si sono spinti fino ad affermare che non lo conoscono!

Chissà se poi Claudio è veramente andato a Londra dai suoi (di fatto) soci inglesi. A giudicare dalla pagine Facebook sua e di Renata e soprattutto da quella della “Claudio Lugli Shirts”, al roboante annuncio non c’è stato alcun seguito. Per lo meno nessun seguito che fosse degno di qualche festeggiamento. Nemmeno sulla loro pagina Twitter ce n’è traccia (anche se, per la verità, questa è stata aperta appena dopo quel fine settimana).

Chissà, forse Claudio non aveva i soldi per pagarsi il biglietto aereo e i suoi soci si sono dimenticati di farglielo? O forse le prenotazioni non sono state propriamente un fiume in piena? Non è dato sapere…

E così risuona una vecchia canzone: Pinocchio… ma dove vai…



Cesare


mercoledì 28 settembre 2016

Risorse per non lavorare? Sfruttamento dei VIP!

Proprio quando ormai pensavo di aver sepolto la questione del “Lugli fallimento” sotto una crosta spessa e ben solidificata di ferite ormai più che cicatrizzate, qualche mese fa hanno ricominciato ad arrivare informazioni su quella che si potrebbe definire una sorta di rinnovata scaltrezza e furbizia dei due “morosi coniugi”.

Anche, sulle attività che hanno intrapreso in questi ultimi anni continuando a… “riciclarsi” in varie fogge.

Anni addietro ero rimasto alquanto sbalordito (e, a dire il vero, anche un po’ schifato) dal can can mediatico che i Lugli avevano cercato di mettere in piedi vendendosi come “vittime” della setta per la quale avevano precedentemente (e per tanti anni!) battuto la grancassa. Non entro nel merito di gruppi e movimenti sui quali si potrebbe senz’altro discutere con toni non particolarmente compiacenti... piuttosto – alla fine – quella mossa stile “colpo di scena” da parte di Claudio e Renata (dire peste e corna di un gruppo che fino a qualche tempo prima si era portato sugli allori), a mio parere, era valsa soltanto a confermare la loro incoerenza incallita.

Come mi ha fatto notare un amico che è un po’ più a contatto con il contesto sociale entro cui questo nuovo post fra breve ci introdurrà, poco dopo aver evidentemente fallito (tanto per non smentirsi mai) anche nel ruolo di “casi umani” o di “ambasciatori di una nuova setta dell’età dell’oro che nasce sulle ceneri della precedente”, alla fine Claudio e Renata hanno preferito ripiegare sull’unico ambiente redditizio con cui potevano avere qualche contatto.

Amici importanti, come Adolfo Galli (per chi non ne avesse mai sentito parlare, qui una sua presentazione), di cui Lugli parla proprio nel suo sito vantando una conoscenza trentennale e un rapporto confidenziale. Forse, un po’ speciosamente.

Per non parlare degli amici di Facebook, fra cui si annoverano nomi di prim’ordine come Beppe Crovella (noto per il ruolo rivestito negli indimenticabili “Arti & Mestieri”), Joe Damiani (musicista bresciano), Jason Beghe (attore di Hollywood noto per le parti in Monkey Shines, Thelma & Louise e Soldato Jane), Mike Ogletree (batterista dei Simple Minds nei primi anni ’80), e via discorrendo.

Insomma: personaggi di spicco, o VIP come si suol dire.

Che dire, infatti, di un musicista internazionale come Robben Ford? Per chi non amasse il Blues e la Fusion, qui il suo sito. In Marzo scorso è stato ospite d’onore alSeconda Classe (un locale molto “in” di Brescia). E (indovinate…) chi gli ha fatto da accompagnatore prima e dopo la serata a mo’ di “paggetto ufficiale”? Sì, proprio loro, Claudio Lugli e Renata Fruscella. Evidentemente, devono avergli “unto le ruote” per benino. D’altronde, per la verità, va anche detto che Ford ha Lugli come disegnatore di abiti per suo conto già da tempo e lo stesso Claudio nel blog della sua “setta indipendente” ha definito Robben un suo grande amico. Eh be’… d’altra parte, massima convenienza…

Il già citato Joe Damiani (al secolo Giovanni Andrea Damiani), poi, da qualche tempo è oggetto di un vero e proprio corteggiamento da parte di Renata e Claudio. Dagli incontri in occasione di serate qua e là per il bresciano, fino ai “Mi piace” in Facebook, i Lugli non perdono un’occasione per farsi belli ai suoi occhi e fidelizzarlo da bravo cliente.

Ecco qua alcuni esempi:





D’altro canto, è simpatia corrisposta a quanto pare:





Eh già, che bello...

Da qualche tempo i Lugli hanno messo nel mirino un altro personaggio, un imprenditore abbastanza conosciuto nel jet set bresciano: Giorgio Guerrini (per chi fosse iscritto a Facebook qui si trova il suo  profilo), anche lui oggetto delle premurose attenzioni dei plurifalliti coniugi:



Per non parlare del sito Internet di Claudio Lugli, peraltro fermo a Novembre 2010, che contiene un’intera lista di VIP e artisti di caratura internazionale di cui lo stilista mancato avrebbe incrociato i passi (… o forse sarebbe meglio dire che è stato in mezzo ai loro piedi? sottile differenza…)

Nomi di assoluto rilievo: Charlton Heston, Alicia Keys, Gianni Minà, Joan Baez, John McLaughlin, John Travolta, Pippo Baudo, Lidia Schillaci, Sharon Stone, Chick Corea, addirittura i compianti Joe Cocker, Pino Daniele, Paco De LuciaMassimo Troisi.

Insomma, una vera e propria “riserva aurea” che gli può senz’altro fornire un biglietto da visita di prim’ordine da giocare con il prossimo soggetto (vittima?) che finisce nelle sue mire…

… magari proprio come quel “lorenzoegiorgio” che ha poi avuto la sua da dire sulla condotta parassitaria dei falliti coniugi (ne racconta un recentissimo post di questo blog).

Un buon bresciano direbbe: "ma imparare a lavorare, no?"


Cesare


venerdì 23 settembre 2016

Conoscenze altolocate, ovvero: COME FARLA FRANCA SEMPRE E IN BARBA ALLA GIUSTIZIA


Corsi e ricorsi della storia? Chissà…

Eppure, ecco una sorta di sequel di un precedente post di questo blog, Lastoria mai raccontata del fallimento Lugli.

Sono saltate fuori delle informazioni che confermano come soggetti di dubbia moralità (ma di certa disonestà) siano capaci di farsi strada fra le maglie stiracchiate della giustizia del Bel Paese grazie a conoscenze (connivenze?) altolocate o comunque conoscenze strategiche.

Un amico, che ultimamente sta facendo una gran réclame di questo blog e che quindi colgo l’occasione per ringraziare, qualche giorno fa mi ha mandato un’istantanea presa da Facebook nella quale si vede chiaramente che fra una certa Maria Monteleone (ecco qui il suo profilo Facebook) e Renata Fruscella in Lugli non corre solo buon sangue, ma c’è evidentemente di più: un rapporto che va oltre un banale e superficiale contatto di Facebook.


È lampante che le due si conoscono bene: addirittura si potrebbe presumere che si siano frequentate in gioventù dato che sono coetanee.

In pensione da inizio 2012, la dott.ssa Monteleone ha svolto la funzione di direttore amministrativo presso niente meno che… il Ministro dell’Interno! Si parla dell’ente statale che ha poteri sulla polizia e sulle indagini giudiziarie... non ricorda qualcosa di molto attinente ai Lugli?

Ecco un'istantanea del suo profilo pubblico:



Possibile che la dott.ssa Monteleone non sapesse proprio nulla del fallimento e dei raggiri compiuti dai Lugli per passarla liscia senza pagare una lira dei loro debiti? Per non parlare delle acrobazie (ma sì, vada per l’eufemismo, per una volta) con cui qualche anno fa sono riusciti a entrare in possesso di una casetta sul Lago d’Iseo, sempre tramite un prestanome.

Che abbiano ricevuto consigli proprio da lei?

Così lo Stato, che avrebbe avuto parecchio da riscuotere dai due inadempienti, cosa fa? Non solo non li sanziona per le loro condotte a dir poco scorrette, ma li lascia agire indisturbati e – colmo dei colmi – dà pure una congrua pensioncina a Renata!

E infatti, invece di preoccuparsi dei debiti che hanno lasciato in mezza Italia, Claudio e Renata si godono candidamente le loro vacanze a Saint-Tropez per festeggiare il compleanno di Claudio.

Fra l’altro, all’amico – ben più esperto di me per quanto riguarda Facebook, per lo meno lui un profilo ce l’ha, tanto per intenderci – non è sfuggito che appena venti giorni fa i “morosi coniugi” Lugli hanno oscurato la loro “lista degli amici” (di Facebook, per l’appunto).

Chissà cosa temono… forse che si venga a sapere chi dà loro la “manna dal cielo”?

Be’, a quanto sembra si tratta di un’ipotesi da accreditare o per lo meno da non escludere a priori.

E in effetti è proprio sul filone delle “amicizie altolocate” che sono emerse interessantissime osservazioni e considerazioni…

Ma diamo tempo al tempo…


Cesare