Come accennavamo nell’ultimo post, sono pervenute informazioni davvero interessanti a proposito della coppietta palermitana, Umberto Chifari e Marina Rubino, che sostiene Claudio e Renata Lugli a spada tratta.
Sorvoleremo
sulle scappatelle reciproche perché (si sa) “fra moglie e
marito…”; inoltre sono fatterelli di non particolare rilievo
rispetto a condotte che provocano guai ad altre persone.
Ma
che dire del padre di Marina, che lavorava alla Regione Sicilia e la
fece entrare come impiegata? Nulla di nuovo sotto il sole... l'Italia delle raccomandazioni e delle "agevolazioni speciali". E per
tutta risposta lei che fa? Si licenzia! (qualche anno più tardi, a
dire il vero)
Ma
il bello è che a inizio anni '90 Umberto e Marina avviarono
un’impresa commerciale (trattavano guanti) utilizzando un prestanome, siccome erano
entrambi dipendenti della Regione e quindi non avrebbero potuto
svolgere attività d’impresa. Che ne è stato? Una bancarotta
completa, con tanto di ripercussioni legali fra cui una causa di
lavoro (che persero) da parte di una dipendente che si erano
rifiutati di mettere in regola.
Evidentemente
Chifari e Rubino dovettero avere guai seri dopo quel fallimentare
tentativo di entrare (per interposta persona) nel mondo
dell’imprenditoria, se è vero che Umberto si spinse a chiedere ed
ottenere prestiti da più finanziarie contemporaneamente (quattro o
cinque, addirittura!) per poi non rifonderli e ritrovarsi con il
quinto dello stipendio pignorato.
Tant’è
che – mormorano persone vicine a Umberto che conoscono bene i suoi
trascorsi – dal suo certificato penale risulterebbe addirittura una
condanna per assegni a vuoto.
Ma
di tutto questo, evidentemente, alla Regione Siciliana non importa
nulla.
Chiacchiere
di paese? Chissà... parenti e amici di Umberto e Marina conoscono queste cose, altrimenti non ne parlerebbero anche
oggigiorno, a distanza di tanto tempo…
A volte le ferite bruciano per molti anni.
A volte le ferite bruciano per molti anni.
Cesare