Il lupo perde il pelo ma non il vizio?
Era
già stato oggetto di un precedente post di questo blog il fatto che
Claudio Lugli dichiarava un indirizzo di residenza fasullo (in quanto non più attuale) in occasione di un repentino
riassetto societario, avvenuto nel 2013, che aveva fatto da preludio
alla misteriosa cessione della «Swing S.r.l.» (precedente società)
ad un pakistano appena quarantenne residente a Brescia, e alla
successiva comparsa della «Black Label S.n.c.»
Le
informazioni più aggiornate della Camera di Commercio mostrano però
che tale espediente messo in atto da Lugli (evidentemente) per non
farsi raggiungere da chi lo conosce bene, come per esempio le
centinaia di creditori rimasti insoddisfatti dai tempi del suo
fallimento, è a tutt’oggi una sua prassi.
Ecco
infatti una visura aggiornata della «Black Label S.n.c.», la ditta
cui fa capo l’ultimo negozio rimasto di Lugli, in centro a Brescia,
amministrato (sulla carta) da lui stesso e dal suo prestanome di
sempre, Armando Comincini.
Qui
i dettagli dei due soci e amministratori:
Come
si può notare, l’indirizzo di Lugli è rimasto quello degli anni
'90, valido (forse) fino al 2004, ma non oltre:
La
cosa sembra ancora più strana se si tiene conto di quest’altro
fattore: in Aprile di quest’anno, viene registrata a protocollo una
«comunicazione ai fini INPS», molto probabilmente una variazione di
qualche posizione contributiva.
Decisamente
equivoco il fatto che nemmeno a fronte di una tale comunicazione
venga rettificata l’informazione falsa.
D’altro
canto, quando non ci si vuole far trovare, è solo perché si ha una
buona ragione per nascondersi.
Cesare