domenica 4 dicembre 2016

L’irregolarità sempre e comunque, senza pudore


Il lupo perde il pelo ma non il vizio?

Era già stato oggetto di un precedente post di questo blog il fatto che Claudio Lugli dichiarava un indirizzo di residenza fasullo (in quanto non più attuale) in occasione di un repentino riassetto societario, avvenuto nel 2013, che aveva fatto da preludio alla misteriosa cessione della «Swing S.r.l.» (precedente società) ad un pakistano appena quarantenne residente a Brescia, e alla successiva comparsa della «Black Label S.n.c.»

Le informazioni più aggiornate della Camera di Commercio mostrano però che tale espediente messo in atto da Lugli (evidentemente) per non farsi raggiungere da chi lo conosce bene, come per esempio le centinaia di creditori rimasti insoddisfatti dai tempi del suo fallimento, è a tutt’oggi una sua prassi.

Ecco infatti una visura aggiornata della «Black Label S.n.c.», la ditta cui fa capo l’ultimo negozio rimasto di Lugli, in centro a Brescia, amministrato (sulla carta) da lui stesso e dal suo prestanome di sempre, Armando Comincini.







Qui i dettagli dei due soci e amministratori:




Come si può notare, l’indirizzo di Lugli è rimasto quello degli anni '90, valido (forse) fino al 2004, ma non oltre:



La cosa sembra ancora più strana se si tiene conto di quest’altro fattore: in Aprile di quest’anno, viene registrata a protocollo una «comunicazione ai fini INPS», molto probabilmente una variazione di qualche posizione contributiva.


















Decisamente equivoco il fatto che nemmeno a fronte di una tale comunicazione venga rettificata l’informazione falsa.

D’altro canto, quando non ci si vuole far trovare, è solo perché si ha una buona ragione per nascondersi.

Cesare