L’Italia
dei furbetti...
Non ci si dovrebbe stupire se di quando in quando si viene a sapere dai telegiornali di truffatori e ciarlatani che la fanno franca: d’altro canto, talvolta sono le istituzioni più vicine al cittadino a trascurare semplici problematiche oppure a sottovalutare segnali inquietanti che, in seguito, si trasformano in situazioni ben più gravi.
In precedenza si era relazionato in merito agli indirizzi fasulli (ossia non più validi in quanto vecchi di anni e anni) dichiarati da Claudio Lugli all’atto della costituzione della nuova società, la Black Label S.n.c., con cui gestisce il negozio a Brescia (l’unico rimastogli), all’angolo fra Via Cairoli e Via Pace.
D’altronde, non è strano che Lugli voglia nascondere il suo domicilio, l’attività non brilla per i suoi ricavi; oppure, se non è questa la ragione, delle due l’una: qualcosa sfugge – per così dire – alla vista, come si puntualizzava in un altro post (a buon intenditore, poche parole).
Tuttavia, tale negligenza in fatto di indirizzi non è solo voluta, è persino più maliziosa: infatti Lugli non si è limitato a dichiarare una residenza fasulla, addirittura non l’ha mai spostata o trasferita sin dal periodo del fallimento… il che significa vent’anni fa o più!
Ha
voglia Lugli di chiacchierare della propria innocenza di fronte a
centinaia di creditori insoddisfatti: se le cose fossero andate come
lui ha sostenuto e continua di quando in quando a sostenere in modo a
dir poco stucchevole, non avrebbe il timore di dichiarare il suo vero
indirizzo di residenza!
Proprio questo riferiva il Giornale di Brescia dell’epoca: centinaia di fornitori!
Furbo,
Lugli: adottando quell’espediente, può sempre dire che “la sua
residenza è ancora là” e che quindi quanto dichiarato al notaio è
corretto. Lo stesso notaio Diego Ferrario di Bedizzole, in tal modo,
può schermirsi sostenendo di aver verificato la residenza in
anagrafe e che gli risultava corretta.
Questo si chiama “scarica barile”
ed è un modus operandi tipicamente all’italiana:
Un
amico, in effetti, ci ha informato che nell’archivio anagrafico del
Comune di Brescia risulta lo stesso indirizzo della visura Camerale
così come riportata nel post in cui si parlava della “Black Label S.n.c.”.
Il funzionario comunale che è stato interpellato per avere chiarimenti a proposito del falso indirizzo riportato nella visura ha consigliato di inviare una segnalazione alla Camera di Commercio competente. Sinora, però, l’ente non ha fatto mostra di voler prendere in carico la questione.
Eppure la legge parla chiaro: comunque la si voglia vedere, questa furberia del solito Lugli ha tutta l’aria di una «dichiarazione mendace», un illecito a tutti gli effetti.
Le norme, infatti, così recitano:
«Rilasciare dichiarazioni non vere, formare atti falsi o farne uso
nei casi previsti dal T.U. 245/2000 è punito secondo il codice
penale e le leggi speciali in materia (art.76). L'esibizione di un
atto contenente dati non più rispondenti a verità equivale ad uso
di atto falso».
Ecco qui qualche link per approfondire l’argomento:
- http://www.studiodonne.it/dichiarazione-mendace-su-cambio-di-residenza/
- https://autocertificazione.com/conseguenze-dichiarazione-mendace/
- http://www.laleggepertutti.it/codice-penale/art-495-codice-penale-falsa-attestazione-o-dichiarazione-a-un-pubblico-ufficiale-sulla-identita-o-su-qualita-personali-proprie-o-di-altri
Be', a quanto pare Lugli gioca proprio a nascondino....
Cesare