lunedì 25 luglio 2016

I raggiri di Renata e Claudio, ovvero: ECCO COME TI INTORTO IL VICINATO


Il fallimento Lugli è ormai lettera morta. Non che sia mai stato granché vivace, a dire il vero.

Seppellito sotto un cumulo di scartoffie, accuratamente evitato da chi avrebbe dovuto occuparsene e avrebbe dovuto tenere in considerazione quelle centinaia di persone rimaste non pagate… il fallimento Lugli è stato ufficialmente chiuso e archiviato circa un anno fa, dopo “soli” ventitré anni dalla sua apertura.

Il buontempone o il pio illuso potrebbero pensare (sperare?) che tutti questi anni di clandestinità e di espedienti abbiano potuto portare Lugli e l’ormai attempata consorte ad assumere un comportamento un po’ più adulto e responsabile: macché.

D’altro canto la moglie, Renata Fruscella, ora che per l’appunto tira dritto dritto verso il traguardo dei settant’anni, può godersi la sua pensione… guadagnata con i soldi altrui, è vero, ma perché stare a sindacare sugli spiccioli di una povera anziana signora? E così, chi glielo fa fare di mettersi a lavorare onestamente?

Tutt’altro: chi ha avuto a che fare da vicino con Lugli ha potuto farsi un’idea piuttosto concreta delle sue innegabili doti di affabulatore, della sua capacità quasi istrionica di incantare l’interlocutore (basti pensare a come è riuscito a “vendere” un marchio fallito a unimprenditore inglese spacciandolo per chissà cosa).

Ma adoperare quelle prerogative, invece che per vendere aria fritta a un giudice fallimentare o a un businessman, per farsi amici i residenti di una piccola borgata sul Sebino, be’… chi l’avrebbe mai detto?

Come si era già visto (qui), facendo carte false (o, se non false, per lo meno speciosamente insolite), Lugli e la moglie si sono accaparrati, qualche anno fa, una piccola casupola su uno splendido promontorio vista lago a Sulzano (BS). Sì, proprio a un tiro di schioppo da dove ultimamente si è celebrato il trionfo internazionale dei floating piers, le passerelle dell’acclamatissimo architetto Christo (qui e qui qualche dettaglio), attrazione ormai divenuta nota in tutto il mondo e che ha visto affacciarsi sul piccolo panorama lacustre bresciano personaggi di spicco dello star system.

Infatti il cantiere di ristrutturazione della casetta è continuato indisturbato e oggigiorno Renata trascorre la maggior parte del proprio tempo a curare i fiorellini del giardino dei vicini, la famiglia Zampatti (vedere l'elenco telefonico; il nominativo in questione, in realtà, sarebbe Zampatti Pietro che però sull'elenco non figura, ad ogni modo sono tutti imparentati), proprietari dell’abitazione di fronte ed ex proprietari di quel granaio che è poi diventata la graziosa casupola dei coniugi Lugli. Chissà cosa devono aver raccontato per convincerli ad assecondarli nell’assumere la proprietà del piccolo immobile in barba al fallimento, ai creditori e al puro e semplice senso di responsabilità?

Ma – bando ai livori – godiamo un po’ dell’estetica spettacolare del Sebino.

Ecco qui una visuale panoramica della zona in cui è situata la casupola:




Addentriamoci sulla costa bresciana, territorio di Sulzano:





E ora avviciniamoci un po’:




La casetta è proprio questa




E ora un piccolo zoom:




Et voilà!





E la palazzina color crema alla sinistra di quella di Lugli è la casa degli Zampatti, dove di quando in quando Claudio e Renata esercitano una delle arti in cui sono assoluti maestri, affinata anno dopo anno, malcapitato dopo malcapitato: farsi invitare a pranzo, farsi ospitare, farsi sovvenzionare, ecc., insomma… fare i «mangiapane a ufo» come si soleva dire un tempo. Del resto, questo lo raccontano in Internet anche altri loro ex amici, ma... meglio non anticipare troppo delle prossime "puntate"...

E d'altro canto, si sa… qualche sforbiciata ai fiorellini del vicino e qualche bel discorso condito con un efficacissimo sorriso di plastica, fanno miracoli!

Claudio e Renata: coniugi, o… morosi? Per un paradosso satirico-lessicale, entrambi.



Cesare


sabato 23 luglio 2016

PREDIZIONI ASTRALI? IL PROSSIMO FALLIMENTO DI CLAUDIO LUGLI



Non serve essere Sherlock Holmes per capire che dietro a una facciata rassicurante sta una realtà ben diversa; nemmeno serve essere Nostradamus per prevedere l’andamento di un’attività sulla base dei suoi ricavi.

Ma qui, paradossalmente, queste due figure leggendarie s’intrecciano.

Ebbene sì, perché la Black Label S.n.c., costituita in Gennaio 2013 (eccone un accenno in questo precedente post), non è altro che la società che ha raccolto i cocci della precedente (Swing S.r.l.), perennemente in perdita, e che porta avanti l’attività del negozio di Lugli, naturalmente sempre grazie al fedele servo-prestanome.

Interessante notare il loro volume di vendita.

Qui di seguito ecco un campione di scontrini che hanno battuto nel mese di Giugno, in giorni diversi ma sempre in orari prossimi alla chiusura.

Scontrino 1: questo era un Sabato, poco dopo le 19 come si legge chiaramente, ed era la battuta n° 8, ossia otto vendite in tutto nella giornata. Per un Sabato, cioè il giorno teoricamente più favorevole.



Scontrino 2: questo era il venerdì successivo, alle 18 in punto, battuta n° 3. Risultato quanto meno mediocre.


Scontrino 3: il mercoledì successivo, verso le 19, ed era ancora la 3^ vendita; chiaramente si tratta di un giorno infrasettimanale, però occorre anche tenere conto che mentre lo scontrino è di 29 Euro, il capo d’abbigliamento era esposto a niente meno che 79 Euro…e non si erano nemmeno ancora aperti i saldi!



La domanda sorge spontanea: la Black Label è una pia opera di beneficenza?

Oppure qualche scontrino è - per così dire - "sfuggito"?

E il corollario fa subito capolino: quanto ancora durerà la Black Label?

E chi sarà il prossimo creditore a venire gabbato?

Chissà…


Cesare