lunedì 13 febbraio 2017

I LUGLI AVVOLTOI

Come si relazionava in un precedente post, fra gli espedienti preferiti con i quali Claudio Lugli tira a campare, assieme alla moglie Renata Fruscella, c’è senza dubbio lo sfruttamento dei VIP.

Mettono nel loro mirino un artista che sta cercando di conseguire un po’ di successo o che è già arrivato ad avere un certo seguito e vi si attaccano a mo’ di sanguisuga. Vale l’esempio di Joe Damiani (al secolo Giovanni Andrea Damiani), sul quale ovviamente i “morosi coniugi” Claudio e Renata Lugli non perdono mai occasione di appoggiare le loro ventose.

Ecco qui Claudio che s’intrufola in una festa per poter mettersi in bella mostra assieme al noto batterista:



E qui invece Renata che in un modo fra lo stucchevole e l’infantile gli fa la sviolinata senza tanto pudore:



Ma il peggio è stato oggi, quando i media di tutto il mondo hanno dato la notizia della scomparsa di una delle più importanti voci del Jazz e del R&B internazionale, Al Jarreau (qui il suo sito ufficiale), per molti anni il sinonimo incontrastato di "black music".

Che fa Lugli, per darsi lustro sfruttando una notizia tanto triste? Mette in bella mostra una foto di un’altra delle occasioni in cui si è imbucato in un happening fra un VIP e l’altro per ammantarsi della nomea di qualche celebrità, nella fattispecie il grande jazzista Chick Corea (qui il suo sito):


Diffondere una foto vecchia di trent’anni nel momento in cui si viene a sapere che un grande artista è deceduto solo per rubacchiare un po’ della sua popolarità… non è solo sfruttamento di risorse VIP, ma un vero e proprio sciacallaggio.

Come diceva una canzone di qualche tempo fa, «gli avvoltoi volano fra noi»!




Cesare


lunedì 6 febbraio 2017

LUGLI GIOCA A NASCONDINO?

L’Italia dei furbetti...

Non ci si dovrebbe stupire se di quando in quando si viene a sapere dai telegiornali di truffatori e ciarlatani che la fanno franca: d’altro canto, talvolta sono le istituzioni più vicine al cittadino a trascurare semplici problematiche oppure a sottovalutare segnali inquietanti che, in seguito, si trasformano in situazioni ben più gravi.

In precedenza si era relazionato in merito agli indirizzi fasulli (ossia non più validi in quanto vecchi di anni e anni) dichiarati da Claudio Lugli all’atto della costituzione della nuova società, la Black Label S.n.c., con cui gestisce il negozio a Brescia (l’unico rimastogli), all’angolo fra Via Cairoli e Via Pace.

D’altronde, non è strano che Lugli voglia nascondere il suo domicilio, l’attività non brilla per i suoi ricavi; oppure, se non è questa la ragione, delle due l’una: qualcosa sfugge – per così dire – alla vista, come si puntualizzava in un altro post (a buon intenditore, poche parole).

Tuttavia, tale negligenza in fatto di indirizzi non è solo voluta, è persino più maliziosa: infatti Lugli non si è limitato a dichiarare una residenza fasulla, addirittura non l’ha mai spostata o trasferita sin dal periodo del fallimento… il che significa vent’anni fa o più!

Ha voglia Lugli di chiacchierare della propria innocenza di fronte a centinaia di creditori insoddisfatti: se le cose fossero andate come lui ha sostenuto e continua di quando in quando a sostenere in modo a dir poco stucchevole, non avrebbe il timore di dichiarare il suo vero indirizzo di residenza!

Proprio questo riferiva il Giornale di Brescia dell’epoca: centinaia di fornitori!


Furbo, Lugli: adottando quell’espediente, può sempre dire che “la sua residenza è ancora là” e che quindi quanto dichiarato al notaio è corretto. Lo stesso notaio Diego Ferrario di Bedizzole, in tal modo, può schermirsi sostenendo di aver verificato la residenza in anagrafe e che gli risultava corretta.

Questo si chiama “scarica barile” ed è un modus operandi tipicamente all’italiana:


Un amico, in effetti, ci ha informato che nell’archivio anagrafico del Comune di Brescia risulta lo stesso indirizzo della visura Camerale così come riportata nel post in cui si parlava della “Black Label S.n.c.”.

Il funzionario comunale che è stato interpellato per avere chiarimenti a proposito del falso indirizzo riportato nella visura ha consigliato di inviare una segnalazione alla Camera di Commercio competente. Sinora, però, l’ente non ha fatto mostra di voler prendere in carico la questione.

Eppure la legge parla chiaro: comunque la si voglia vedere, questa furberia del solito Lugli ha tutta l’aria di una «dichiarazione mendace», un illecito a tutti gli effetti.

Le norme, infatti, così recitano: «Rilasciare dichiarazioni non vere, formare atti falsi o farne uso nei casi previsti dal T.U. 245/2000 è punito secondo il codice penale e le leggi speciali in materia (art.76). L'esibizione di un atto contenente dati non più rispondenti a verità equivale ad uso di atto falso».

Be', a quanto pare Lugli gioca proprio a nascondino....


Cesare